"Canti de na fiata" è il titolo del secondo cd degli Agorà.
Come chiarisce da subito il suo titolo (che tradotto significa "Canti di una volta") l'album si dedica ad un approfondimento del lavoro di ricerca del gruppo specchiese, cominciato col precedente "Canti antichi" e non concede spazio alla produzione d'autore.
Il cd si apre con una versione al femminile (cantata dalla voce di Maria Rimini) di "Quant'ave", brano che è concepito spudoratamente al maschile.
Il brano, nonostante la particolarità non perde, anzi acquista soprattutto però per i fattori musicali, in primis la scoperta del mandolino, strumento che dà una corposità grandiosa a qualsiasi repertorio popolare.
Il cd continua con con vari brani, alcuni noti (come "Fiore di tutti i fiori", che ritrova la festosità dello stornello, che spesso oggi si tende a disprezzare). Oltre alla già citata vanno almeno ricordati brani come "Aremu" (classico grico eseguito dal gruppo a tempo di valzer), "'A zita" (versione salentina di un canto che descrive un pasto luculliano mangiato durante i festeggiamenti per un matrimonio) e "L'uccellino della commare", che il gruppo esegue a pizzica.
Tra i brani comuni o già conosciuti da altre incisioni va ricordata la "Aratu arateddhu", canzone dove si trova una donna che per conquistare il proprio amore deve promettere di spogliarsi, e fino a quando non si denuda completamente non ottiene niente. La versione del gruppo è festosa e a tarantella, l'ensemble specchiese non ha mai pretese di innovazione.
Per conoscere meglio questo cd il consiglio è di andare su www.agoracantiantichi.net e visitare la sezione "Le canzoni".