"Tarantelle paglia e fieno"" è il titolo del secondo cd dell'omonima band cilentana.
Caratterizzata dall'abilità fuori dal comune della ciaramella di Michele Cortazzo, la formazione presenta un repertorio dove a canti raccolti direttamente nel Cilento ("la cilentana", Oh dio ca issi a mari"), si alternano incursioni in vari generi musicali, tutti riportati ad un comune denominatore, il folk campano, anzi cilentano.
Il gruppo conosce la tradizione e la vuole arricchire, a questo si devono gli innesti di elementi classici (nella prima traccia, il celeberrimo preludio del "Te deum spesso usato per indicare la sigla delle mondovisioni televisive), latinoamericani ("La galopera) ecc.
Il cd è di sana musica popolare cilentana, basta sentire la seconda traccia, la tarantella cilentana con un testo che si può sentire in tutta la Campania, a volte cantato a voce distesa dai carrettieri che si recavano verso il Cilento, altre volte, come qui, accompagnato dalla chitarra battente.
Chitarra battente e voci è anche la struttura data dal gruppo a "Rosa rosella", che neanche così disconosce la propria radice di canto sulla zampogna. Il testo ricorda il canto salentino "T'amai" registrato da Ernesto de Martino nella campagna 59-60 nel Salento.
Per zampogna in sibemolle e voci è "Pastorello", anche quello un brano fortemente legato al territorio.
Di matrice salentina, ma dal gruppo riportata in dialetto cilentano, è "Lu vino vino", comune nel Salento come "Mannaggia lu vinu vinu". Il brano spicca per l'assolo di ciaramella che lo chiude, oltre che per l'allegria che trasmette.
Simile ad una tarantella lucana raccolta da Giuseppe Michele Gala ed incisa nel cd "Organetto e tarantelle" della collana "Etnica" è invece il brano "Abballati zitelle", dove viene usato con molto virtuosismo anche il tamburello, meno presente nella più comune tradizione cilentana.
Interessante, perché dimostra la coscienza storica del gruppo, la Jota spagnola che si trova a metà cd, molto ben suonata da mandola, chitarra e fisarmonica, in omaggio ad una regione come l'Aragona (di cui questa è la danza più rappresentativa) che ha lasciato tracce indelebili nella cultura campana.
A dimostrazione della completezza data dal gruppo al proprio spaccato musicale, non mancano i ballabili da sala, con valzer e polche sia di tradizione ("Brunettella" è un canto narrativo che in certi momenti ricorda la salentina "Ferma zitella"), la "Polka di Michele" è invece un brano del ciaramellista che dimostra come i musicisti di tradizione sappiano naturalmente comporre sana musica popolare ancora oggi.
Il brano più curioso è senza dubbio "Largo al fac totum" del "Barbiere di Siviglia" di Gioachino Rossini, che viene "cantato" dalla ciaramella.
Un cd interessante e bello, acquistabile da vari siti e da Itunes.