"Opillopillopì, opillopillopà", è il titolo del primo cd degli Aramirè, uscito nel 1998, dopo circa due anni di attività del gruppo, come allegato al volume omonimo scritto da Luigi Chiriatti e pubblicato dalle Edizioni Aramirè come loro primo libro.
Il cd risente della secchezza dello stile del Canzoniere di Terra d'Otranto, gruppo da cui gli Aramirè si sono originati nel 1996.
Il disco è costituito da nove brani, estratti in prevalenza dalle registrazioni dello stesso Chiriatti negli anni Settanta, e suonati dagli Aramirè con molta schiettezza.
Il cd si apre con "Aramirè", una filastrocca dove il gruppo elenca tutti gli strumenti da lui suonati, e ad ogni strofa entra lo strumento citato. Il brano è la versione salentina di un frammento diffuso pressoché in tutto il paese, dal titolo comune di "Alla fiera di Mastro (con tutte le varianti del caso secondo i contesti) Andrè".
Il secondo brano è "Lu rusciu de lu mare". Prima viene eseguita la versione da tutti ritenuta più tradizionale, quella che Giovanna Marini imparò dal primo nucleo del Canzoniere Grecanico Salentino, quando ancora il gruppo si chiamava Nuovo Canzoniere del Salento. Poi, dopo uno stacco, viene eseguita una versione in minore, fortemente debitrice di quella dei "Radici".
Direttamente dalle registrazioni di Brizio Montinaro, che quattro anni dopo le Edizioni Aramirè si incaricheranno di ristampare in cd, viene "Pizzicarella", che viene decurtata della parte dedicata alla rondine, creando un precedente che verrà seguito dal Canzoniere Grecanico Salentino nella sua successiva incisione del brano in "Canti e pizzichi d'amore" (Salento altra musica, 2000).
Alla quarta traccia toccano degli stornelli in grico interpretati da Luigi Chiriatti, sulla base di quelli che aveva raccolto Giovanna Marini negli anni Settanta. In questo brano fa capolino per la prima volta il flauto di canna costruito e suonato da Roberto Raheli, anima filosofico-musicale del gruppo.
Dal primo repertorio del Canzoniere Grecanico Salentino, più precisamente da quando ancora si chiamava Nuovo Canzoniere del Salento ed era ancora diretto da Luigi Lezzi, viene "Fimmene fimmene". Qui per la prima volta si assiste alla fusione di strofe sul tarantismo con quelle di tematica lavorativa, libertà che si prese Lezzi e che ormai è entrata nella tradizione.
Il sesto brano è una variazione d'autore sul tema della "Pizzica indiavolata" o "Tarantata" di Luigi Stifani, che viene eseguito dal flauto di canna di Raheli, dando origine ad una melodia dai forti connotati bandistici e pastorali.
Dal primo repertorio del Canzoniere Grecanico Salentino, questa volta con fonte diretta nel primo vinile del gruppo intitolato "Canti della Grecia Salentina e di Terra d'Otranto", edito nel 1977 dalla Fonit Cetra ed oggi ristampato dall'Ala bianca) viene "Le carceri di Lecce", che il gruppo esegue con il testo variato da Rina Durante (invece di dire "Ci ole Diu cu cangia stu guvernu" si sente chiaramente dire "Ci ole Diu cu cangia stu guvernu").
Dalle registrazioni di Brizio Montinaro, che videro comunque la collaborazione attiva di Luigi Chiriatti, viene "Nazzu nazzu", una ninna nanna dove brilla la voce di Enza Pagliara, giovane ma già con una forte personalità.
Il cd si chiude con la "Pizzica degli Ucci", le cui strofe sono cantate alternativamente da Antonio Castrignanò, Roberto Raheli e Luigi Chiriatti, il quale esegue una variante d'autore al notissimo "lu tambureddhu meu vene de Roma/ jat'a ci lu canta e ci lu sona" (al posto di "jat'a " ci può essere anche un "mannaggia"). Il musicista dice: "Lu tambureddhu miu è de Nucija/ mannaggia a ci lu tuzza e ci lu pija".