Con il termine Saltarello si indica una famiglia di danze, non sempre simili tra loro, di area centro-settentrionale, dall'Emilia all'Umbria, che in qualche caso si estendono anche verso Sud, arrivando a toccare anche regioni come Abruzzo e Molise. Il ritmo è spesso di impostazione binaria, il ballo è spesso eseguito a coppie, anche se in Romagna si chiama saltarello una danza eseguita in sei persone (tre coppie).
Le versioni tradizionali solo poche volte contemplavano l'uso del tamburello, al contrario fondamentale nelle tarantelle e nelle pizziche.
Lo strumento da cui spesso e volentieri si faceva accompagnare questo ballo era l'organetto, soprattutto in area centrale (Lazio, Umbria e Marche).
Oggi, per influenza della pizzica e delle sue tecniche tamburellistiche, lo strumento è entrato abbastanza prepotentemente in questi balli staccati, che non prevederebbero l'uso dello strumento a cornice se non in contatissime occasioni.
Come la pizzica, anche il saltarello sta subendo una trasformazione, ma, diversamente dal caso salentino, essa è molto più antica (il suo inizio data degli anni Trenta del XX secolo) ed è causata dai gruppi folkloristici, che ne curano delle coreografie più spettacolarizzate.
Per conoscere meglio questa danza ed avere una prospettiva più generale su tutte le danze popolari italiane, si può andare sul pregevole www.taranta.it, sito dell'omonima associazione culturale che, da Firenze, è la più attiva per quanto riguarda l'insegnamento e la valorizzazione dei repertori nazionali da ballo (direttore ne è Giuseppe Michele Gala, che dirige, sempre con questa associazione, la bellissima collana "Etnica", dedicata alla produzione di cd di "Documenti originali" e di riproposta fedele).