Le memorie della terra

Lo spettacolo "Memorie della terra: canti e racconti di lavoro e lotta nel Salento" viene portato avanti per diverso tempo da Vincenzo Santoro.
Nasce a partire da alcuni libri pubblicati dalle Edizioni Aramirè di Lecce ed inizialmente conta con la consulenza ed esecuzione musicale degli stessi Aramirè.
Allo scioglimento del gruppo Vincenzo Santoro decide di riprenderlo, ma questa volta cambiando completamente repertorio musicale.
Si forma un gruppo estemporaneo costituito da: Anna Cinzia Villani (voce cantante e recitante e tamburello), Enrico Noviello (chitarra battente e voce), Maria Mazzotta (voce) e Daniele girasoli ( voce, cucchiai, armonica a bocca).
Il repertorio è ripreso, oltreché dalle personali ricerche della Villani, dai dischi "Italian treasury Puglia the Salento" (Rounder), per il brano "Malidettu lu cinquanta e per "Fimmene fimmene" e "Zimba voci, suoni e ritmi di Aradeo" (kurumuny) per quasi tutto il resto.
Questo secondo repertorio è quello che accompagna l'ascoltatore nel più ampio viaggio tra le lotte e le storie dei coltivatori di tabacco e dintorni, nell'ascolto del disco-libro omonimo edito dalla Squilibri.
Si inizia con una particolare versione lenta di "Lu sule calau calau", che differisce anche in alcune strofe, dalla versione più comune riconducibile al filone di gruppi che parte con Radici e si evolve in Officina Zoè.
Qui il testo è interpretato a cappella con un'interessante dinamica tra le due voci di Maria Mazzotta ed Anna Cinzia Villani, che si rimpallano il primo distico di ogni strofa, seguite da una quartina interpretata anche con l'aiuto di Enrico Noviello, su registro tenorile, e Daniele Girasoli su registro di "basso".
Il secondo brano è "La tabaccara", la cui interpretazione potrebbe essere considerata un "compromesso" tra la registrazione tradizionale degli Ucci di Cutrofiano (1977, raccoglitore Brizio Montinaro) e la primigenia "riproposta" del Canzoniere Di Terra d'Otranto nel cd "Bassa musica" (1994).
A livello musicale si nota subito l'accompagnamento da parte della chitarra battente, strumento poco usato quantomeno nella zona leccese, testualmente vi sono riferimenti espliciti alla vita sindacale.
Si prosegue con un canto-testimonianza su l'arrivo da Lecce a Ginosa di un coltivatore di tabacco, chiamato ad insegnare le tecniche di coltivazione ai tarantini.
L'interpretazione è di Enrico Noviello, accompagnato in parte minima da un basso di organetto di Anna Cinzia Villani.
Particolare è anche "La cupacupa", canto che intreccia, sia come diffusione che come trama, la Puglia alla Basilicata.
Qui non si fa esplicito riferimento alla raccolta del tabacco, quanto alla condizione di sfruttamento dei lavoratori.
Merita menzione il canto carcerario, dal repertorio di Niceta Petrachi "La simpatichina", intitolato "Canaja canajua", che gli esecutori traggono direttamente dal cd "Malachianta" delle edizioni Kurumuny nel 2003. Bellissima la dinamica delle voci, che nel finale si snoda in una specie di canone, tra due coppie apparentemente contrapposte.
Più classica è "Le carceri te Lecce", nota anche come "La Cesarina", anche se in disco non ha una grande diffusione, mentre è uno dei canti più comuni ed interpretati.
Nel brano è protagonista la voce di Daniele Girasoli, mentre anche qui ha una grande importanza la chitarra battente di Enrico Noviello, che dà molta ritmicità a questa ballata, altrimenti suonata arpeggiata con chitarre classiche.
Da citare anche il brano "Madonna mia ce sta succede", che è interpretato da Maria Mazzotta, accompagnata dalla battente di Noviello e dal tamburello di Anna Cinzia Villani. Il brano viene dal cd "Zimba, voci, suoni e ritmi di Aradeo" curato da Pino "Zimba" e dedicato a registrazioni storiche del repertorio di famiglia.
La versione di Maria Mazzotta si segnala per i numerosi melismi che impreziosiscono il canto, scoprendo a questa melodia ternaria, valzer e affini, un'anima mediterranea molto naturale.
Nella stessa esecuzione si riprende dall'"Italian treasury Puglia The Salento" di Alan Lomax (Rounder records), "Malidettu lu cinquanta", canto contro l'anno santo 1950, definito una "maledetta annata", dai contadini sfruttati.
Pochi sanno che i canti popolari italiani hanno un qualcosa che li unisce, dei generi che si pongono come delle spine dorsali che attraversano il paese.
Una dimostrazione di ciò è il canto che conclude il cd, dedicato all'occupazione simbolica che alcuni contadini fecero dell'Arneo, estensione quasi desertica che per più della metà della sua superficie (28000 ettari) si trova nella Provincia di Lecce, mentre i restanti quattordici mila si spartiscono tra Brindisi e Taranto.
Il canto viene eseguito dalle quattro voci in lingua italiana, accompagnate dalla battente di Noviello, che armonizza la melodia di "monte Canino", noto canto alpino.
Per acquistare il cd www.squilibri.it o www.libreriaidrusa.it.